L’idea era semplice. Ricostruire il tessuto sociale lacerato dalla pandemia facendo leva sul molteplice teatrale che Guido Canella, a partire dalla fine degli anni Sessanta, aveva dislocato a corona intorno al capoluogo lombardo. Come nelle fiabe o nei miti, in quei giorni coltivavamo la certezza che solo teatro e infanzia possedessero la formula per restituire forza transitiva a quelle epiche macchine primordiali. Perché il teatro serve all’architettura più di quello che l’architettura serve al teatro. Perché se la missione teatrale è l’esperienza della vita attraverso il teatro, per chi si occupa di architettura, la missione teatrale è l’esperienza dell’architettura attraverso il teatro.