Un “disegno obliquo” lungo alcuni metri si srotola a raccontare il nuovo fronte universitario di Venezia. Incendiata dal suo guardare a sud, l’urbana facciata occupa quello che oggi è in parte un fronte del porto, ricalca l’inesistente Fondamenta degli Incurabili – incurabili alla bellezza di Venezia scrive Iosif Brodskij –, corre sulle Zattere, arriva a conquistare il Bacino di San Marco. “Tempo e marea” ne dettano il disegno cangiante nell’acqua: il nuovo prospetto consolida il proprio sodalizio con le fondamenta che lo definiscono e si protende come Narciso a specchiarsi nel Canale della Giudecca. La tesi sostenuta è che la “mobile nave di pietra” (così Ernst Bloch definisce Venezia) per essere ripensata nella rotta di un nuovo possibile destino, quello della città-università, necessita di essere guardata da un’altra direzione, intenzionalmente rappresentata e poi sovrascritta di nuove presenze. Undici rotoli di carta, ciascuno lungo 504 e alto 29,7 centimetri, inquadrano il fiume di pórpora per raccontare undici diverse storie progettuali sul futuro di Venezia.