Saggio scientifico, reportage di alto profilo, pamphlet di denuncia, questo libro non è un’autobiografia. Eppure in filigrana si intravede una vita. Parla di case, di strade, di città e di campagne, parla di degrado, di perdita, di scomparsa, ma nello stesso tempo accenna a una vita. L’invito al lettore, è a meditare sulle dimensioni di degrado antropologico prima ancora che civile, frutto marcio della speculazione cementificante, della distruzione cieca del patrimonio culturale, della rottura degli equilibri storico-antropologici, delle quasi volute catastrofi ambientali che forniscono una dolorosa consapevolezza del presente, in cui si intrecciano storia, economia, scienze del territorio, politica, soprattutto politica. Ma quando il lettore ha raggiunto tale consapevolezza, disegnata in attente e misurate pagine, coglie dietro il paesaggio come una qualità autobiografica dello stare là e guardare, riflettere, agire per quello che si può. (Dalla prefazione di Paolo Apolito)