Il lavoro di Livio Vacchini sembra identificarsi come una delle espressioni più radicali dell’architettura europea del secondo Novecento. Una ricerca razionale, priva di compromessi, orientata verso poche ma decise questioni fondative. In ognuna delle sue opere, Vacchini esprime la necessità di interpretare ogni evento costruttivo secondo una ritualità che lo avvicina a un momento di conoscenza e interpretazione del mondo. Le sue forme si definiscono attraverso un rigore che le rende nette e profondamente preci-se. Ma l’esattezza che le connota sembra coincidere con i paradossi che si manifestano ogni qual volta ci si ponga nella prospettiva di riconoscere gli elementi della costruzione all’interno di un linguaggio. È l’enigma la cifra espressiva della sua architettura, che sembra oscillare costantemente tra i paradigmi della costruzione muraria e trilitica seppur all’interno di una poetica strutturale d’invenzione. Attraverso una sequenza di testi, fotografie e disegni interpretativi, il libro propone una riflessione più ampia sui va-lori che identificano i caratteri di edificio collettivo che Vacchini sembra declinare all’interno di una ricerca plastica, di tipo scultoreo.