Il libro racconta le dinamiche e i protagonisti che, negli anni Cinquanta, hanno posto le basi di quella che sarebbe stata un’architettura di resistenza: un’architettura che si opponeva allo stile di Salazar, tendeva timidamente la mano alle esperienze internazionali e osservava con attenzione la realtà dei materiali locali e le regole del buon costruire delle maestranze. Attraverso il campione di cinque case – presentate e indagate con letture grafiche – l’intento di questo volume è riportare alla luce la lezione di alcuni maestri in ombra dell’architettura lusitana. João Andresen, Francisco Keil do Amaral, Ruy Jervis d’Athouguia e Alfredo Viana de Lima, poco noti alla letteratura italiana, sono i costruttori pratici di quella terza via teorizzata da Fernando Távora: una via contraddistinta da quel realismo tra tradizione e modernità che ancora oggi risuona all’interno della poetica degli architetti portoghesi.