L’architettura non è senza il gioco plastico della luce nello spazio scavato. Sulla base di questo assioma semplice e universale, Dong Gong, fondatore dello studio Vector con sede a Pechino, fin dal suo esordio nel 2008 ha condotto una serie di esperimenti, mescolando spregiudicatamente linguaggi della modernità con espressioni idiomatiche di sapore vernacolare, materie e tecniche innovative con saperi artigianali e della tradizione costruttiva. Se contemporaneo è colui che stabilisce uno “scarto” con il tempo, cioè è in grado di operare nel presente senza esserne travolto e assoggettato, Dong Gong, che nelle sue architetture fa interagire il passato e il futuro, può definirsi un architetto della contemporaneità.