Filippo Raguzzini attinge il modo di comporre dal proprio bagaglio personale dove sono riposte le possibili combinazioni degli ordini classici insieme al ricordo di altri stili, a volte combinati insieme con estro personale. Esponente di una franca gioiosità partenopea che inclina verso il pittoresco, tradotto con cornici di stucco, sottili profilature mosse e curvilinee e quella coloritura tipica del secolo, la tinteggiatura cielo aria che rendeva impalpabili le masse volumetriche. Nel quartierino a Piazza Sant'Ignazio giunge a produrre un capolavoro inaspettato che costituirà un modello capace di influenzare l'edilizia civile romana del diciottesimo secolo.