La tonalitá dell’architettura è ció che probabilmente più ci preoccupa: la capacitá di percepire il momento in cui essa richiede un discorso delicato, sensibile o protettivo oppure al contrario uno rigoroso, duro o impositivo. Ecco quindi che se l’architettura, come altre discipline, é un linguaggio, a noi, piu’ che sapere come comporlo, interessa come intonarlo, sapere come modulare la voce dell’architettura. L’espressione della voce talvolta rivela le intenzioni di una persona con maggior chiarezza delle forme codificate che compongono un linguaggio; per questo fino ad ora non ci è mai interessata una determinata posizione teorica o progettuale, ma al contrario, continuiamo ad essere affascinati dalla capacitá paritetica di incidere in un luogo atteggiamenti o posizioni anche antitetiche, sempre e quando siano in grado di cogliere e svelare aspetti significativi e caratterizzanti di uno spazio.